Il 27 gennaio scorso, presso la Sala Convegni della Fondazione Forense di Monza, le associazioni ANMP ed UNAM hanno facilitato una conversazione tra avvocati e mediatori. L’idea è nata dal desiderio di sperimentare un diverso modo, sia nella forma che negli obbiettivi, di confronto tra tutti i partecipanti.
Infatti, quanto all’obiettivo si è voluta creare una occasione di dialogo tra i soggetti che assistono le parti in mediazione ed i mediatori per far emergere e, quindi, comprendere cosa funziona e cosa no nella relazione al tavolo della mediazione tra le due suddette categorie di professionisti. Provare ad individuare da un lato stereotipi e pregiudizi che rischiano di avvelenare la cooperazione al tavolo, ma anche i momenti “WOW!”, le dinamiche ed i comportamenti virtuosi quelli, insomma, da favorire.
Successivamente, stimolando il lato curioso dei partecipanti, ci si è interrogati sui “perché”: “perché” gli avvocati/mediatori devono smettere di fare/dire quella certe qual cose e “perché”, al contrario, certe altre è auspicabile che si replichino.
Infine i partecipanti si sono concentrati sull’ulteriore obiettivo di individuare “il primo passo concreto” da fare per evitare le criticità, come precedentemente individuate oppure per favorire quanto intercettato come utile al buon andamento della mediazione.
Ne è risultato uno scambio appassionato di racconti, di idee e di esperienze.
In assenza di relatori da ascoltare in silenzio, ciascuno dei presenti ha colto l’occasione per esprimersi, per essere il perfetto testimonial di ciò di cui si stava conversando, libero di migrare da un gruppo ad un altro con la propria curiosità ed il proprio bagaglio di idee e di esperienze, per contaminare e lasciarsi contaminare da quelle altrui.
Quanto alla forma, si è scelta appunto quella della conversazione partecipata, introdotta da un momento di sperimentazione, durante il quale alcuni dei presenti hanno volontariamente giocato a Medianos.
Come ben spiegato anche nelle istruzioni, si tratta appunto di un gioco che “permette ai giocatori di risolvere oppure simulare la risoluzione di una controversia, allenandosi a stare nel conflitto ed a ricercare la soluzione del problema attraverso un approccio alternativo rispetto a quanto ordinariamente avviene quando si demanda la gestione e la decisione del conflitto ad un “terzo” (giudice o arbitro). “Si tratta di un gioco che “favorisce la comunicazione tra le parti, lo scambio di informazioni, il riconoscimento delle emozioni, degli interessi e dei bisogni propri e dell’altro giocatore, allenandosi a cambiare punto di vista”.
Nulla di più calzante per avviare uno scambio di opinioni tra avvocati e mediatori sul tema dei ruoli da evitare o da tenere in mediazione, un terreno che, a tratti, avrebbe potuto divenire accidentato.
Quindi: niente tavolo degli esperti, niente sedie bloccate a terra. I presenti sono stati invitati a lasciarsi coinvolgere nello scambio reciproco, ad esprimere le proprie idee, a descrivere le esperienze di mediazione più significative, esternando le sensazioni vissute.
Dapprima abbiamo lavorato riuniti in gruppi meno numerosi, poi ci siamo aggiunti ad un altro gruppo, per condividere il lavoro svolto e, con un importante sforzo di sintesi, estrapolare le idee prevalenti, quelle maggiormente condivise, da restituire in plenaria, in un crescendo di convinta ed interessata partecipazione.
Ci si chiede: cui prodest? A parer mio, ne hanno giovato tutti coloro che hanno partecipato scambiandosi con generosità i propri saperi mantenendo un approccio di umile curiosità verso quelli degli altri colleghi. Probabilmente ciascuno si è portato a casa un dubbio in più su cui riflettere, ma anche una rafforzante conferma (oltre ai crediti dell’Ordine degli Avvocati e ad una buona tazza di caffè caldo offerto dalle Associazioni organizzatrici). Sicuramente il focus si è spostato su coloro che assistono le parti in mediazione: avvocati e mediatori, e sulla loro relazione in quell’ambito.
Evidente la soddisfazione finale degli organizzatori per avere sperimentato una forma diversa di dialogo tra i presenti e per i preziosi spunti di riflessione emersi in plenaria, che non andranno certamente persi, ma elaborati e risolti.
E’ mancato il prezioso debriefing finale. Approfittando però della disponibilità di un collega del Foro di Milano, che quel pomeriggio ha lavorato con noi, l’avv. Massimiliano Di Noia, è emerso quanto segue:
“La chiamata all’interazione da parte dei presenti nei lavori di gruppo ha sicuramente sorpreso i partecipanti, che si sono trovati a dover agire, anziché fruire passivamente una serie di informazioni come accade nella maggior parte dei corsi di aggiornamento. L’iniziale incertezza ha presto lasciato il passo al piacere dello scambio, del racconto e del confronto. Durante i lavori, ho percepito come, ancora oggi, la conoscenza della mediazione possa essere superficiale ma soprattutto facilmente fuorviata da qualche esperienza personale con mediatori poco virtuosi. Ne ho tratto due conclusioni: 1) la mediazione non è ancora conosciuta in ogni suo aspetto e la formazione deve proseguire, anche riprendendo modelli apparentemente superati, come le simulazioni e simili; 2) i mediatori, e prima ancora gli Organismi, non possono permettersi superficialità: è necessaria una consapevolezza del ruolo che si riveste nell’ambito della Società. Non sembra vero ma può essere ancora così: per molti la mediazione civile e commerciale non fa parte delle attività proprie e nobili dell’avvocatura, ma è un solo un incombente.”
A cura dell’Avv. Patrizia Testa, mediatrice associata ANMP