Il presente articolo si propone, senza pretese di definire tutte le questioni in sospeso, di affrontare le differenze di formazione e funzione della nuova figura rappresentata dal Coordinatore Genitoriale rispetto alla ben nota figura del Mediatore Familiare.

La mediazione familiare, procedura familiare ormai in uso da almeno due decenni, è una procedura volontaria, confidenziale ed extragiudiziale, durante la quale una terza persona neutrale ed imparziale, il mediatore, aiuta le parti ad trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto, che tenga conto dei rispettivi interessi e bisogni sia come coppia coniugale che come coppia genitoriale. La mediazione familiare e utile per limitare i danni della separazione e del divorzio, aiutare i genitori nella comunicazione ai figli dell’evento separativo, permettere alla coppia di separarsi come coniugi rimanendo al contempo bravi genitori, tutelare contestualmente i diritti dei figli, consentire ai coniugi di sistemare le questioni economiche esistenti senza conflittualità ed infine costruire insieme un percorso verso un futuro sereno della coppia separata e dei figli. Il mediatore familiare può essere un avvocato, uno psicoterapeuta, un assistente sociale, un professionista della salute mentale e molte altre figure professionali; un percorso di mediazione familiare consta di massimo 10/12 incontri. Il mediatore è una persona che possiede dei modelli interiorizzati di relazione rispetto al conflitto, alla coppia, all’evitamento, ai modelli genitoriali ed a tutto ciò che la coppia rappresenta. Il mediatore possiede una griglia interna affettiva con cui organizza valuta seleziona ciò che vede e sente durante gli incontri di mediazione. Il professionista, quindi, è interno al sistema osservato e diventa quindi un elemento irrinunciabile dell’intervento; gli strumenti a sua disposizione sono prevalentemente afferenti ai modelli sistemici-relazionali. Il mediatore si interfaccia con la coppia coniugale ed in alcuni casi con i figli che vengono visti una o due volte al massimo in seduta congiunta con i genitori con cui devono svolgere alcune attività selezionate in base alla fascia di età (gioco, disegno, scultura, progetto comune). Il mediatore interviene in qualsiasi momento di crisi della coppia, pertanto potrà esser interpellato anche solo per procedere ad analizzare la domanda di cui la coppia stessa è portatrice per comprendere quale sia il percorso più adatto (consulenza, mediazione o terapia). Il mediatore anche se interviene in una fase avanzata del conflitto, quando ad esempio si è già incardinata una procedura innanzi all’Autorità Giudiziaria, non ha nessun obbligo di conoscere il fascicolo contenente tutti gli atti processuali. È tenuto alla riservatezza rispetto all’intero percorso di mediazione limitandosi solo ad indicare il tempo di durata senza far nessun riferimento all’esito del percorso stesso.

La Coordinazione Genitoriale invece è un intervento centrato sul bambino rivolto a genitori separati o divorziati i cui figli sono a rischio di danni dovuti all’esposizione al conflitto in corso tra questi genitori distratti dalle loro vicende personali. Obiettivo primario della Coordinazione Genitoriale è quello di aiutare i genitori altamente conflittuali, cioè coppie caratterizzate da un conflitto che sia PERVICACE, PERSISTENTE E DURATURO,  a sviluppare ed implementare un contesto strutturato di risoluzione delle dispute che possa consentire l’esercizio di una co-genitorialità  efficace. Tale contesto consente ai genitori di acquisire le competenze e gli strumenti di cui hanno bisogno per liberarsi da un punto di vista emotivo e comportamentale da una relazione genitoriale disfunzionale e sviluppare una comunicazione focalizzata sul figlio o figli. Un contesto strutturato minimizza il disagio dei figli ed incoraggia i genitori a risolvere i loro conflitti evitando le liti. Il coordinatore genitoriale può essere un avvocato, uno psicoterapeuta, un assistente sociale, un professionista della salute mentale e molte altre figure professionali, ma a prescindere dalle competenze specifiche del proprio settore il Coordinatore Genitoriale  dovrà possedere capacità di analisi e di valutazione che includono l’identificazione dei fattori rilevanti a livello individuale e familiare, al fine di poter fare un’analisi che permetterà di valutare i punti di forza ed i bisogni individuali e familiari che necessitano invece di una assistenza professionale. Le coppie che potrebbero avere beneficio dalla coordinazione genitoriale sono le coppie ad alta conflittualità; si definisce altamente conflittuale una coppia quando il conflitto è persistente pervicace e duraturo nel tempo. Le caratteristiche delle famiglie ad alta conflittualità possono includere: rabbia e sfiducia che si riflettono nella difficoltà di comunicare su questioni riguardanti figli, distorsione nel riportare eventi passati da parte di ciascuno, negazione ai figli di un accesso emotivo e fisico ad un genitore con grave limitazione dei contatti con lo stesso, negazione ai figli dell’accesso ai membri della famiglia estesa, conflitti costanti su aspetti non misurabili e non dimostrabili, omissione del pagamento dell’assegno di mantenimento, elevata frequenza di litigi riguardanti questioni non legali, minacce fisiche ed aggressioni, frequenti cambiamenti di avvocato. La cosa fondamentale è ricordarsi che il Coordinatore Genitoriale non rappresenta uno dei genitori e deve pertanto rimanere neutrale ed imparziale verso entrambi, ma invece al contrario non deve rimanere neutrale quando si tratta dei figli e deve impegnarsi per mantenere la consapevolezza e/o prevedere quando i bambini possono essere a rischio di danno fisico e mentale. Il Coordinatore Genitoriale in Italia viene nominato dal giudice, ma su accordo di entrambi i genitori che sottoscrivono con lo stesso coordinatore un contratto in cui accettano i termini ed i tempi della coordinazione genitoriale.

Solitamente l’ordine di invio viene emesso dal Giudice che invita entrambi i genitori a contattare il coordinatore genitoriale all’interno di una cornice temporale al fine di programmare e fissare gli appuntamenti. L’ordine di invio dovrebbe stabilire il modo in cui il coordinatore genitoriale si dovrà interfacciare con il giudice e dovrebbe far riferimento all’organizzazione delle frequentazioni tra genitori e figli seppur in via temporanea e non definitiva perché proprio l’organizzazione dettagliata della genitorialità incluse le frequentazioni, i diritti e le responsabilità di ciascun genitore sono proprie del piano genitoriale che solitamente viene poi stilato dal coordinatore genitoriale, il quale quindi provvederà a rendere pratiche, puntuali ed effettive le decisioni generiche prese dal giudice , ma il coordinatore genitoriale non potrà modificare o ribaltate le decisioni prese dal giudice a meno che non sia lo stesso Giudice, come nel caso in cui emetta provvedimenti temporanei, che nell’ordine di invio lo autorizza a farlo. IL COORDINATORE GENITORIALE NON È TENUTO ALLA RISERVATEZZA.

Il Coordinatore Genitoriale deve avere tutte le informazioni possibili rispetto alla famiglia che andrà ad aiutare e di conseguenza dovrà analizzare tutti gli atti del procedimento relativi al  caso,  tutte le eventuali relazioni di altri professionisti coinvolti nella gestione precedente del conflitto,  tutte le eventuali c.t.u. e c.t.p già esistenti all’interno del fascicolo processuale e qualsiasi altra informazione possa essergli utile come recarsi alla scuola dei figli e parlare con i professori.

Il coordinatore genitoriale utilizzerà tutta la sua autorevolezza per far sì che entrambi i genitori collaborino, ma nel caso di mancata collaborazione o di rifiuto di partecipare al percorso è autorizzato a riferire direttamente al giudice.

La durata del percorso è molto variabile sicuramente non meno di 12 mesi in quanto per costruire un rapporto fiduciario con i genitori e un rapporto di fiducia con i figli e poter veramente comprendere come aiutare la coppia ed i figli a trovare una co-genitorialità che sia funzionale, utile ed efficace è necessario un’approfondita conoscenza di tutta la situazione ed è necessario testare e provare tutte le decisioni che nel corso degli incontri vengono prese.

Individuate le più importanti differenze di ruolo (a titolo esemplificativo: il COGE non è obbligato alla riservatezza ed ha potere decisionale, il mediatore familiare invece è obbligato alla totale riservatezza e non ha nessun potere decisionale) ritengo corretto sottolineare quella che a mio parere è la differenza più spiccata tra le due figure che è lo sguardo con cui il Mediatore Familiare ed Il Coordinatore Genitoriale si rivolgono alla coppia.

Lo sguardo del Mediatore Familiare deve esser necessariamente rivolto al PASSATO della coppia coniugale ed alla loro storia familiare mediante l’uso della prospettiva trigenerazionale, delle tecniche di immagine e dei modelli simbolici attraverso cui guardare la realtà ed al FUTURO della coppia stessa cercando di permettergli di immaginare come sarà la loro vita futura da separati.

Lo sguardo del Coordinatore Genitoriale, seppur sensibilizzato alla dimensione psicologica, risponde ad una logica completamente differente, una logica focalizzata sul presente e mai sul passato: ciò che è stato resta solo un dato oggettivo ed incontrovertibile, lontano dalle opinioni o dalle interpretazioni; i fatti sono misurabili, concreti, verificati e comunque non opinabili. Il FUTURO viene guardato alla luce del presente e solo con un giudizio prognostico al fine di dettare regole che possano evitare il conflitto.

Il Coordinatore Genitoriale deve analizzare il conflitto solo nella sua forma concreta e non nella sua forma simbolica.

 

A cura dell’Avv. Arianna Magrini associata ANMP Commissione Famiglia