L’intervento della Ministra della Giustizia Marta Cartabia alla Commissione Giustizia del 15 marzo sarà una data che ricorderemo, un momento tanto atteso per chi crede nel primato della Carta costituzionale e per chi ha sempre guardato ai temi della giustizia con un orizzonte culturale aperto e attento ai cambiamenti in atto nel nostro paese e non solo.
Il percorso complessivo di riforma tracciato, e ci limitiamo in questo caso a commentare quello civile, segna una svolta epocale nella visione del paese, delle professioni, degli strumenti processuali, della formazione.
Per tutti coloro che hanno creduto nella mediazione è un giorno di grande soddisfazione, che ripaga dell’impegno profuso in tanti anni ad ogni livello.
Nel suo intervento dedicato al capitolo delle riforme della giustizia civile, la Ministra ha disegnato un percorso nel quale il ruolo dei sistemi di risoluzione alternativa delle controversie è centrale e indispensabile.
Qui il cambio di passo, ma soprattutto il riconoscimento di un ruolo e di un valore diverso. Se da un lato si riconoscono gli oggettivi benefici di alleggerimento per l’amministrazione giudiziaria (elemento non affatto scontato), dall’altro, si guarda agli strumenti di risoluzione alternativa, in primis alla mediazione, in un rapporto di complementarità e coesistenza con la giurisdizione.
E in tale prospettiva, sono stati quindi indicati tre livelli di intervento: 1) definizione ed estensione della mediazione nei settori nei quali si possono registrare maggiori possibilità di successo (compresa famiglia e filiazione); 2) il rafforzamento di benefici/incentivi di natura processuale, economica e fiscale per coloro che ricorrono alla mediazione; 3) il rapporto tra mediazione e giudizio, valorizzando e potenziando la mediazione delegata dal giudice.
L’elemento di novità che merita cogliere nel sentiero della riforma tracciata, sono le parole con le quali la Ministra ha accompagnato la sua relazione: conflitto, conciliazione, relazioni, lacerazioni, tensioni, effetti, rapporti, squilibri.
Sono il terreno di lavoro quotidiano della mediazione, sono gli elementi che restano spesso ai margini del contenzioso, sono la chiave di lettura e, spesso, di soluzione delle controversie.
Con altrettanto pragmatismo e visione, quelle parole sono state utilizzate dalla Ministra per fotografare la situazione di criticità nella quale il Paese si trova e rispetto alla quale occorrerà farsi trovare preparati, per prevenire una possibile esplosione del contenzioso, soprattutto quando cesseranno gli effetti dei provvedimenti che sospendono sfatti, esecuzioni, procedure concorsuali, licenziamenti, pagamento dei mutui.
Criticità che quindi devono indurre ad un potenziamento degli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie in materia di rinegoziazione dei contratti, di obbligazioni pecuniarie, di rapporti societari, di rapporti tra imprese e Stato, di rapporti tra banche e clienti.
Per la prima volta si è delineato un perimetro di riforma della giustizia civile secondo criteri di sostenibilità ed integrazione degli strumenti disponibili, in un contesto che è innanzitutto culturale, obiettivo quest’ultimo che può essere raggiunto se si interviene proprio sulla formazione di tutti gli operatori del diritto, mediatori, difensori, magistrati, e contemporaneamente guardando alle nuove generazioni, intervenendo sui percorsi universitari.
Infine, il rapporto con il processo. Un sistema di strumenti alternativi sarà tanto più efficace quanto più efficiente sarà il giudizio civile, rispetto al quale occorreranno correzioni selettive sulle disfunzioni dell’attuale impianto, privilegiando i riti che hanno nel tempo già dato prova di funzionamento (il processo del lavoro o il rito sommario), consapevoli del fatto che ogni riforma ha necessità di un tempo di adattamento prima di sortire i benefici sperati.
La portata e l’urgenza delle riforme proposte dalla Ministra Cartabia si sintetizzano nella citazione finale del suo intervento, con la quale ha richiamato i padri dell’Europa, De Gasperi, Adenauer e Shuman: “Ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide!”
L’Associazione Nazionale dei Mediatori Professionisti è pronta a raccogliere questa sfida.
A cura di Tommaso Gori
Si ringrazia Barbara Mannelli per il montaggio del video
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